Caro Filippo, ben detto! Ancora una volta si può constatare che alcuni sindacalisti medici si muovono solo per il loro tornaconto, non certo nell'interesse dei Colleghi o della categoria. Nè sono in grado di razionalizzare la spesa sanitaria, ma solo di attingervi in maniera disonesta, disinteressandosi del resto...
Continuate ad isolarli... auguri per la vostra Regione.
Luisa Valle
Cari colleghi,
Continuate ad isolarli... auguri per la vostra Regione.
Luisa Valle
Cari colleghi,
quale situazione più auspicabile di un ospedale di comunità?
Una comunità decide di mettere a disposizione di se stessa degli spazi pubblici dove i medici di famiglia possono ricoverare per brevi periodi pazienti acuti che non necessitano di ospedalizzazione vera e propria, ma che non possono essere curati al loro domicilio per problemi sociali e/o economici. Normalmente un servizio di questo tipo, che è diverso sia dalla RSA che dal reparto di lungodegenza, è aggiuntivo rispetto ad altri servizi sanitari.
La realtà dei due ospedali di comunità nella ASL CE è in realtà il tentativo di un compromesso tra il desiderio di due comunità di mantenere un ospedale “normale” nel loro territorio, e le necessità di razionalizzare la spesa sanitaria in Regione e in ASL che passa attraverso la chiusura dei due ospedali “normali”. Il senso di questo compromesso è quello di accontentare la COMUNITÀ dandogli qualcosa che si chiama OSPEDALE e accontentare la RAZIONALIZZAZIONE DELLA SPESA SANITARIA trasformando un ospedale in ospedale di comunità. La cosa ridicola è che nessuno si è preoccupato di studiare se c’è un bisogno di ospedale di comunità in quei territori! Questo significa che se tale bisogno non è diffuso nella comunità, si opera l’ennesimo spreco in sanità!
La mattina del 24 marzo, l’ASL CE, attraverso l’inviato speciale della Regione Veneto e della FIMMG nazionale dott. Crisarà, ci ha presentato l’idea che l’azienda ha degli ospedali di comunità: idea vaga, non progetto o bozza di progetto; chiarendo anche che questa idea al momento non è neanche finanziata, anche se l’azienda sta costruendo un “piano economico” per realizzarla.
I punti cardine dell’idea sono:
• I medici di assistenza primaria sono i responsabili del ricovero e della terapia “ospedaliera”, vengono pagati ad accessi tipo ADP (in realtà poi tali accessi possono anche essere virtuali (comunicazione via telefono, e-mail, piccione viaggiatore) in quanto sul posto c’è il collega di continuità assistenziale che fa da mediatore terapeutico con il paziente, senza essere responsabile della terapia cronica, ma solo delle eventuali emergenze.
• È previsto un turno diurno feriale (8-20) di un medico di continuità assistenziale, pagato con l’allargamento dell’integrazione delle 14 ore a 208 colleghi di continuità assistenziale, siano essi titolari o supplenti, che non le fanno già, turno in cui il collega si occuperà del reparto, sulla base delle indicazioni del medico curante che rimane responsabile del paziente e gestendo in proprio le emergenze.
• Il turno notturno e festivo sarà gestito dall’infermiere di turno attraverso i normali servizi di emergenza/urgenza (Continuità Assistenziale e 118), senza aggravio economico per l’azienda.
• La spesa per l’attività diagnostica è sul budget del medico di Assistenza Primaria e verrà decurtata dagli incentivi di obbiettivo: è un modo per calmierare il ricorso ad esami durante il ricovero.
• Il gioco delle tre carte: il dott. Crisarà quando si tratta di evidenziare le problematiche connesse all’impegno professionale dei medici interessati, ma anche le possibilità di spesa per farmaci ed esami diagnostici cerca di inculcare in noi interlocutori il concetto che poi alla fine si tratta di una istituzione tipo una RSA insomma un ospizio; quando poi si tratta di mostrare i risparmi del progetto paragona il costo della degenza in ospedale di comunità al costo della degenza nell’ospedale “normale” e non al costo della degenza nell’RSA o nell’ospizio!
• E veniamo al piano economico: i due ospedali di comunità hanno un costo di degenza secondo Crisarà e secondo Buzzoni di circa 120 euro al giorno contro gli 800 euro di un ospedale “normale”, sono facciamo circa 650 euro di risparmio al giorno, moltiplicato per 60 posti e per 365 giorni all’anno fa un risparmio di 14.235.000 euro all’anno: come si vede un budget potenziale enorme! E siccome Crisarà ha parlato apertamente di incentivi per gli operatori coinvolti, mi è venuta una certezza: è il solito discorso sul risparmio che nasconde le tangenti destinate agli operatori e agli amministratori tipici della logica aziendalistica parastale! Tangenti alte per i dirigenti e coloro che fanno i progetti, tangenti da fame per quelli che operano nel progetto!
• Lo SNAMI vuole l’ospedale di comunità se esso è voluto dalla comunità in cui va costruito, lo Snami vuole un finanziamento di tale struttura chiaro e definito in base al lavoro delle varie figure professionali e delle attrezzature che si intende utilizzare in base ad obbiettivi chiari ed espliciti, lo Snami non vuole giochi delle tre carte che nascondono incentivi da nababbi per i “progettisti” dell’azienda, lo Snami vuole una contrattazione sindacale aziendale specifica visto che non c’è né nell’ACN vigente né nell’AIR vigente alcuna determinazione né normativa né economica sull’opera da svolgere lì da sanitari della Medicina Generale.
Lo Snami, infine, ritiene inutile, offensiva per la medicina generale dell’azienda e antieconomica la consulenza di Crisarà.
Filippo D’Addio
Filippo D’Addio
Responsabile Provinciale
Assistenza Primaria
SNAMI Caserta