Cari Amici,
ogni giorno una cosa nuova!
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Ora leggo su "LEGGO" (vedi sotto) che la sfera delle responsabilità del medico di famiglia potrebbe (secondo l'articolo è agli accertamenti) ampliarsi: il medico di famiglia (e non un Ente pubblico) dovrebbe trasmettere all'INPS il decesso di un suo paziente.
Potrebbe essere ritenuto altrimenti responsabile anche di eventuali pagamenti ad eredi poco o per niente onesti che continuano dopo il decesso a percepire la pensione del congiunto.
Mi chiedo se il certificato redatto per l'ISTAT non sia un atto formale in questo senso, visto che ce lo fanno fare prima dell'ingresso dell'estinto nella sua ultima dimora. Oppure è l'ennesima aggressione mediatica alla categoria? E per i decessi in ospedale e fuori zona come la mettiamo?
Ciao a tutti
Peppino Diodati
Cari Amici,
ho letto l’articolo. Il capoverso finale, a proposito di un eventuale colpa del Medico di Famiglia, è di un’idiozia infinita. Purtroppo devo citare le norme vigenti per spiegare il perché di tale scempiaggine. Io ho un modulo prestampato da alcuni anni che inizia testualmente: visto “ … l'art. 27 del D.P.R. 270/2000 e l'art. 41 comma 6 del nuovo A.C.N. (G.U. n. 134/2006), comunico il decesso dell’’assistito …”.
Ebbene, quando protocollai la prima volta il decesso del mio assistito, alla ASL ci fu quasi una levata di scudi, poiché la norma dice testualmente che il medico “può”, non “deve”, comunicare il decesso del proprio assistito per la cancellazione dall’anagrafe assistiti. Nonostante ciò, mi imposi ed ora mi sembra che lo facciano quasi tutti i medici del mio distretto. Per un motivo semplice: a volte il medico può non venire a conoscenza di un proprio assistito. Come capitò a me, con il decesso di uno straniero temporaneamente residente (come si dice? Extracomunitario?), di cui non ero neanche a conoscenza che fosse iscritto con me.
Ciò premesso, come abbiamo avuto modo di discutere a proposito della certificazione ISTAT, “conviene” al medico comunicare il decesso di un assistito (per non farsi pagare le quote), ma in effetti non dovrebbe farlo, poiché i morti vengono automaticamente cancellati dall’anagrafe assistiti: spetta poi al Comune comunicarli all’ASL e quindi operare la cancellazione.
Ma nell’articolo citato è ancora peggio: il medico di famiglia redige il certificato ISTAT che di per sé non è una comunicazione di decesso, ma un dato medico a fini statistici. La vera è propria comunicazione di decesso la compie il medico necroscopo che attua tutte le pratiche per permettere i funerali (DPR 285/90), per cui il medico necroscopo redige anche il certificato ISTAT nel caso di un decesso senza assistenza medica. Aggiungo che lo stato civile del Comune, tramite le pompe funebri, avvia la pratica della cancellazione dall’anagrafe anche con una notizia “a voce”, non scritta, da parte di chiunque (parente, amico del deceduto…) venga a conoscenza della morte di un cittadino (sempre in base al DPR suddetto). Allora? Di cosa stiamo parlando?
I giornali ne scrivono di scempiaggini: se volessimo stare appresso a tutte...
Ciao
Antonio Merola