"Dal sacro Monte Kailash, nel Transhimalaya, oltre la linea delle piogge, discesi all'estremo del Capo Comorin, dove le acque di tre antichi mari si congiungono. Ed oggi so che in ambo gli estremi vi sono templi". (Miguel Serrano)

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giovedì 21 marzo 2013

Sugo di Bosco: "Bianco non deve dimettersi" parola di Consiglio Nazionale della F.N.O.M.C.eO. o, almeno, così sembrerebbe visto che questa importante decisione è stata approvata (che strano! ) per "acclamazione" e non messa ai voti onde evitare l'espressione di "opinioni" contrarie. Lo SNAMI, sindacato “libero” per definizione e per storia, non accetta questa logica di “poltrona” e sfida il "senatore" chiedendogli di dimettersi da Presidente della Federazione. Comprendiamo del resto le perplessità del neolaticlaviato: se si dimette da Presidente, a fronte dell’incertezza politica che domina il Paese e che influirà verosimilmente sulla durata della legislatura, rischia, da qui a qualche mese, di trovarsi “disoccupato” su due poltrone (pardon: su due fronti)...




COMUNICATO STAMPA DEL 17 MARZO 2013



     Si è svolto oggi 17 marzo, a Roma, il Consiglio Nazionale della FNOMCeO, massimo momento di confronto democratico tra i 106 presidenti degli Ordini provinciali.
     Si è trattato del primo Consiglio Nazionale dopo l’elezione di Amedeo Bianco a Senatore della Repubblica, nelle liste del Partito Democratico.
     E proprio questa è stata l’occasione nella quale il presidente ha voluto affrontare l’argomento, interrompendo quel riserbo che ha preferito assumere sino ad oggi, anche a fronte di espressioni di disagio da alcune parti rappresentate.
     “Trovo più che legittimo – ha affermato Bianco – che il Consiglio Nazionale affronti in modo libero e responsabile l’opportunità che il suo presidente, una volta eletto Senatore, continui, o meno, a guidare la Federazione: le questioni serie, infatti, non crescono nel silenzio ma maturano con la discussione serena, trasparente, scevra da condizionamenti”.
     “Sono un uomo delle istituzioni, ma al di là delle regole formali – ha precisato – ho sempre esercitato il mio mandato perseguendo un principio sostanziale: le funzioni e i ruoli appartengono non a chi ne è investito, ma a chi li attribuisce. La presidenza della FNOMCeO non è dunque, in alcun senso, nelle mie esclusive disponibilità”.
     Coerentemente, il presidente si è perciò voluto consultare con il suo Consiglio, proprio per tutelare la vita democratica della Federazione che, con la trasparenza e l’indipendenza dei suoi processi decisionali, è fondamento di quell’autonomia che tutti i giorni e su più fronti gli Ordini sono chiamati a promuovere e proteggere.
     Un ruolo, questo, riconosciuto anche dalla Politica, che oggi considera gli Ordini una parte vitale e propositiva all’interno di un tessuto sociale e di una Professione in profonda crisi di identità e di prospettive.
     E su questa linea di valutazione, il Comitato Centrale ha sottolineato come tra i due compiti – quello di presidente e di Senatore – non ci sia alcuna condizione di incompatibilità, “tra l’altro non prevista dalla legge e incomprensibile, nel momento in cui la chiamata al mandato parlamentare deriva specificamente da questo ruolo di rappresentatività sociale e di competenza specifica”.
     In altre parole, il Comitato Centrale, nell’esercizio delle sue funzioni e responsabilità, ha unanimemente dichiarato che “assicurerà il pieno appoggio operativo al presidente, non ravvisando né un’inopportunità formale, né un conflitto di interessi sostanziale, in quanto il Presidente della FNOMCeO e i Presidenti degli Ordini, per mandato di legge, non rappresentano gli interessi di una categoria, ma a loro è affidato l’esercizio di una funzione pubblica, posta a garanzia della qualità tecnica ed etica e dell’indipendenza della Professione, nell’interesse dei cittadini”. Quello stesso interesse che, senza vincolo di mandato, deve far capo ad ogni eletto dal voto popolare.
     Al termine di un dibattito aperto, il Consiglio Nazionale ha espresso totale fiducia al presidente, ribadendo che l’autonomia e l’indipendenza delle istituzioni ordinistiche non sono un patrimonio affidato a una singola persona ma all’efficacia degli strumenti e delle procedure di partecipazione e di confronto democratico che queste esprimono.