21 luglio 2014
Per Angelo
Testa, presidente nazionale Snami, il
Patto è solo una raccolta di slogan e buoni propositi. La questione centrale
sollevata dal sindacato nazionale autonomo dei medici è «come si produce il
risparmio in sanità e come eventualmente lo si stabilizza in essa perché possa
essere reinvestito». «Nel territorio spariranno associazioni – continua – reti
e gruppi per essere sostituiti ex novo da Aft e Uccp secondo i dettami della
Balduzzi. Ci si comporterebbe così in una “famiglia normale”, se le forme
associative attuali non funzionassero, il che non è vero, e se come contraltare
le Aft e Uccp funzionassero invece benissimo perché lo hanno dimostrato nella
loro fase sperimentale, graduale e con i correttivi in corso d’opera. Ma questo
non è vero perché esistono solamente abbozzate nelle teste di chi le vuole e
quindi sono virtuali e impalpabili».
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“Poche idee e poca progettualità”
Angelo Testa
Presidente nazionale Snami
Il patto della salute «è stato venduto», ma non poteva essere diversamente, come una sorta di panacea per risolvere i mali della sanità e capace di farla ripartire. Oggettivamente ho molti dubbi per una serie di motivi. Mi sembra non ci sia un reale e concreto progetto complessivo e che gli attuali attori che vorrebbero riprogettare globalmente il sistema del futuro lo stiano proponendo con slogan e buone proposizioni che potrebbero voler dire tutto ma temo vogliano dire niente, sulla scia di una politica, non solo sanitaria, delle parole anche enfatiche e dei fatti tutti da dimostrare.
Le perplessità che lo Snami ha espresso a più riprese, a iniziare da tempi non sospetti, volge oggi
al vero dilemma della questione economica, cioè come si produce il risparmio in sanità e come eventualmente lo si stabilizza in essa perché possa essere reinvestito. Già adesso se ci sono stati risparmi, dove e quando, mi domando, sono rimasti saldamente in sanità?
A me sembra che non ci siano le idee chiare su questo filone e ci sia poca progettualità, anzi che ci siano dietro l’angolo tagli preoccupanti, anche per finanziare pseudo innovazioni, che tali non sono, e che distruggere il presente che funziona bene anche se può essere migliorato, sia un meccanismo perdente.
Se poi l’ipotetica sostituzione dell’attuale con il presunto nuovo la si vorrebbe fare senza soldi sarebbe, senza se e senza ma, un vero e proprio suicidio annunciato. Nel territorio spariranno associazioni, reti e gruppi per essere sostituiti ex novo da aft e uccp secondo i dettami della Balduzzi.
Ci si comporterebbe così, in una «famiglia normale», se le forme associative attuali non funzionassero, il che non è vero, e che come contraltare le aft e uccp funzionano invece benissimo perché lo hanno dimostrato nella loro fase sperimentale, graduale e con i correttivi in corso d’opera.
Ma questo non è vero perchè esistono solamente abbozzate nelle teste di chi le vuole e quindi sono virtuali ed impalpabili. Con l’aggravante che chi le vorrebbe o le ha ispirate non sa niente di assistenza sanitaria nel territorio e poco o per niente ha mai guardato negli occhi un paziente.
Sempre nella «famiglia normale», normalità vorrebbe che la massaia prima di buttare nella pattumiera le derrate alimentari, assolutamente non andate a male, si premuri di controllare se nel borsellino ci siano i soldi per andare a fare la spesa.
Abbiamo come Snami sottolineato e gridato ai quattro venti che la Sanità è «riserva di caccia della politica», che si sta distruggendo la sanità pubblica in modo che «gli avvoltoi possano banchettare sui poveri resti» e il privato, assicurazioni e banche naturalmente andrebbero ad integrarla, che in un contesto come questo vorrebbe dire sostituirla. A supporto di ciò oltre la denunciata improvvisazione con aft e uccp da attuarsi senza finanziamenti, il non capire la concretezza dei problemi come il fatto che la nostra sanità esige dei ticket seri e chi è esente per reddito non possae debba pretendere e fare pressioni per avere tutto, gratis e subito, e chi invece ha la sfortuna di ammalarsi non dovrebbe essere penalizzato due volte e rovinarsi per potersi curare.
O come continuare a sostenere che i pronto soccorso siano intasati perché non c’è filtro nel territorio ignorando che invece è più conveniente economicamente e come tempi d’attesa per il paziente. Se il patto della salute continua a fondarsi e poi a vivere su questi retroterra non risolti, in un clima di proclami, slogan e sorta di pubblicità in prima pagina, è purtroppo inevitabile non vada da nessuna parte.