"Dal sacro Monte Kailash, nel Transhimalaya, oltre la linea delle piogge, discesi all'estremo del Capo Comorin, dove le acque di tre antichi mari si congiungono. Ed oggi so che in ambo gli estremi vi sono templi". (Miguel Serrano)

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martedì 9 dicembre 2014

vaccini antinfluenzali e morti associate: un articolo di Marco Cambielli

VACCINI ANTINFLUENZALI E MORTI ASSOCIATE
La farmacovigilanza tra scienza, coscienza, responsabilità sociale e prudenza
di Marco Cambielli - Vice presidente nazionale SNAMID

Nelle varie newsletter che inondano i nostri computer in questi giorni troviamo: “L’AIFA ricorda che il divieto di utilizzo cautelativo disposto lo scorso 27 novembre sulla base del principio di precauzione riguarda esclusivamente i due lotti specificati del vaccino FLUAD, mentre tutti gli altri 18 lotti dello stesso vaccino possono essere regolarmente somministrati, e che i vaccini antinfluenzali in commercio in Italia quest’anno, compreso il FLUAD, sono 11.
Secondo i più recenti dati Influnet (Rapporto n. 5 del 26 novembre 2014), i casi di sindromi influenzali stimati nella settimana 17-23 novembre 2014, sono circa 54.000, per un totale, dall’inizio della sorveglianza, di circa 238.000. Siamo ancora lontani dal picco influenzale, anche per via delle temperature ancora miti di queste settimane. Chi non si è ancora vaccinato dovrebbe quindi farlo adesso. La campagna vaccinale, avviata a metà ottobre, si concluderà a fine dicembre.
Sulla base di queste considerazioni, l’AIFA ribadisce l’invito a tutti i soggetti, in particolare quelli a rischio, a sottoporsi alla vaccinazione per evitare di andare incontro alle complicanze dell’influenza, che ogni anno causano circa 8.000 decessi in Italia, in particolare negli over 65”
Siamo cioè di fronte al cessato allarme amplificato in misura eccezionale dai media che hanno deviato il concetto di prudenza verso l’allarmismo non solo tra il pubblico laico, ma anche tra i medici.
Occorre qui ricordare che la farmacovigilanza è uno strumento importantissimo, che aiuta tutti noi nell’utilizzo dei medicinali nella fase successiva alla ricerca e alla sperimentazione clinica. È stata creata proprio per rilevare le criticità e intervenire tempestivamente. Ma come in ogni situazione clinica è assolutamente importante imparare a “gestire” le informazioni, soprattutto quelle negative che in campo medico purtroppo possono accadere. L’alternativa è pericolosa: non raccogliere informazioni, non scoprire i problemi, non migliorare.
Ma anche gestire non correttamente può comportare un problema.
Lo dimostra non una indagine di mercato, ma uno studio serio pubblicato questa’anno su Pediatrics ( Nhyan B et al Effective Messages in Vaccine Promotion: A Randomized Trial:
(doi: 10.1542/peds.2013-2365). In questo studio,(volto a valutare la corretta percezione dell’importanza del vaccino contro rosolia, varicella e parotite) si conclude che le comunicazioni di sanità pubblica circa i vaccini possono essere inefficaci. Per alcuni genitori, possono effettivamente aumentare percezioni errate o ridurre la intenzione di vaccinare. I tentativi di aumentare le preoccupazioni circa le malattie trasmissibili o correggere affermazioni false circa i vaccini potrebbero essere particolarmente suscettibili di essere controproducenti.
E’ ovvio che le Autorità proposte hanno il dovere di raccogliere le segnalazioni che vengono dalla periferia e di trarre delle conclusioni decisionali almeno preliminari sul rischio potenziale per gli utenti di un farmaco o vaccino, ma molto dipende anche dal segnalatore periferico, talora medico di medicina generale, che può dimostrare una eccessiva sensibilità e poca conoscenza sull’impatto che la segnalazione di un evento di cui non sia nota la causalità precisa può generare nella nostra società che registra già posizioni critiche nei confronti dei vaccini, assolutamente non fondate.
Ogni volta che si segnala un evento, le schede di segnalazione prevedono una prima scrematura dell’eventuale nesso di causalità, che la Autorità, sulla base delle informazioni fornite dal segnalatore, potranno valutare compitamente attraverso alcuni algoritmi ( esempio, quello di Naranjo o Lasagna) , pesando l’evento in rapporto ad altri trattamenti per verificare si ci si trova di fronte ad un segnale, attraverso la valutazione di alcuni parametri come il PRR ( Proportional Reporting Ratio) ed altri che guidano verso una significatività e la costituzione di un segnale di pericolo.
Ora ci giungono segnalazioni che la valutazione del nesso di causalità sta evidenziando che la maggior parte dei casi risulta non correlabile al vaccino per la presenza di cause alternative che possono spiegare l’evento, mentre i rimanenti casi esaminati non sono sufficientemente documentati, perché la segnalazione non ha i requisiti minimi per la valutazione, a cominciare dall’assenza di una diagnosi/evento avverso chiaramente definito.
E’ quindi fondamentale chiedersi perché si facciano segnalazioni precipitose ed incomplete che destano allarme sociale senza fondati motivi. Ci troviamo di fronte quindi anche ad una insufficiente cultura generale in tema di farmacovigilanza che richiede sempre prudenza, ma equilibrio e conoscenza per evitare di creare danni nell’intenzione contraria di prevenirli.
Penso perciò che sia obbligo che anche i più tentennanti riprendano a vaccinare in fretta i soggetti a rischio, perché le evidenze, intuibili anche in fase iniziale, dimostrano la inconsistenza delle paure di nuocere, a fronte di certezze di nuocere con atteggiamenti ora ingiustificatamente omissivi.