"Dal sacro Monte Kailash, nel Transhimalaya, oltre la linea delle piogge, discesi all'estremo del Capo Comorin, dove le acque di tre antichi mari si congiungono. Ed oggi so che in ambo gli estremi vi sono templi". (Miguel Serrano)

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venerdì 20 marzo 2015

non concordo sul "meno male" - detto dal collega intervistato da Mauro Miserendino a proposito della sentenza - che trovo molto semplicistico, perché si tratta di una sentenza "storica" che sancisce due cose: la prima, di carattere generale, è che il medico quando va di fronte al Magistrato per fatti di questo genere non ha più, come è avvenuto fino ad oggi, praticamente sempre torto "a prescindere"; la seconda, più specifica, è che il collega denunziato non è stato, contrariamente al solito, riconosciuto colpevole di omessa "leccatura di sedere" al cittadino-utente che, a differenza del medico che ha sempre torto, ha sempre ragione anche nelle pretese più idiote e ridicole che possa avanzare a qualsiasi ora del giorno e della notte. I miei genitori, ad esempio, chiamavano il medico dopo una settimana che ero a letto con la febbre; adesso, invece, i genitori nevrotici, educati male (cioè maleducati) pretendono di avere un medico a disposizione per i loro preziosi "rampolli" addirittura ancora prima ancora che si ammalino

20 marzo 2015


Medici di guardia a rischio contenzioso 

per cure a distanza


«Meno male che la Cassazione è intervenuta dando ragione al medico di continuità assistenziale. Il rischio di sentenze come quelle della Corte d'Appello d'Ancona è che per ogni telefonata il medico debba recarsi a domicilio e visitare anche se non c'è bisogno. E' un rischio figlio di una giurisprudenza che ancora assimila la continuità assistenziale alla vecchia guardia medica. Ma pur svolta di notte, e sotto organico, con un medico ogni cinque colleghi di assistenza primaria, la continuità assistenziale fa riferimento a una sede sul territorio dove il paziente "deambulabile" è tenuto a recarsi a meno di gravi rischi per la sua salute». Alfredo Granito responsabile continuità assistenziale del Sindacato Medici Italiani commenta la sentenza con cui la Cassazione ha assolto un medico "di guardia" per aver disposto cure telefoniche a un "anziano paziente" andato incontro ad una brutta broncopolmonite. In primo grado il medico era stato assolto ma in appello era stato condannato a 6 mesi di reclusione per omissione d'atti d'ufficio e sospeso per un anno dai pubblici uffici, e "istradato" a iter risarcitorio. Per la corte d'appello d'Ancona la discrezionalità del camice se intervenire a casa o no è legata alla conoscenza della patologia che a sua volta deriva dalla conoscenza del quadro clinico obiettivo. Il serpente si morde la coda: è il medico a decidere se andare a casa del malato ma finché non va non capisce se doveva andare. Quindi si deve andare tutte le volte? Non per la Cassazione, la quale si è accorta che alla sentenza d'appello mancavano le valutazioni di un medico esperto a supportare l'argomento sostenuto dal giudice d'appello. Per inciso, il paziente al medico non aveva riferito sintomi respiratori.«Certo è ben strano non tener conto di questa mancata indicazione, specie ove vi sia stata una registrazione telefonica delle conversazioni, che è di regola ad esempio nelle Ulss del Veneto dove lavoro», dice Granito. «Ma andando nel merito delle cose, intanto, che si intende per anziano paziente? Da regione a regione e da Asl ad Asl ci sono linee guida diverse per considerare la gravità di una patologia in funzione dell'età, e limiti d'età condizionati dall'età media, specie nei piccoli paesi. Va prevalendo l'idea d'intervenire in situazioni di fragilità date da comorbilità o fattori favorenti il rischio scompenso; in quei casi il medico di continuità essenziale deve andare mentre negli altri non può sguarnire una sede. Le ore di viaggio si potrebbero infatti dedicare ben altrimenti al servizio di sostituzione dell'assistenza primaria nella sede designata di CA. Il coordinamento con i medici di assistenza primaria nelle aggregazioni funzionali territoriali sarà, auspico, in grado di indicarci i pazienti per i quali su un dato territorio l'intervento a casa è particolarmente indicato. Fermo restando che è grave che in alcune realtà non vi siano sedi territoriali dove indirizzare i pazienti di notte e nei festivi, e che in tali casi spetta all'Asl fare una capillare informazione ai cittadini sui servizi alternativi».

Mauro Miserendino