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lunedì 2 maggio 2011

lettera di Filippo D'Addio sul Decreto 16 dicembre 2010, domande di Francesca Ziccardi e Ciro Di Benedetto, risposta di Filippo D'Addio e replica di Ciro Di Benedetto

Erogazione da parte delle farmacie di specifiche prestazioni professionali (GU n. 90 del 19-4-2011)

ovvero:
La farmacista concreta e l’avvocato del diavolo

     L’altra sera commentavamo con un collega questo provvedimento che dà nuove possibilità di prestazioni ai farmacisti e il collega mi diceva che una valente farmacista del nostro paesotto ha, pochi giorni fa, organizzato una giornata sull’osteoporosi: eseguendo MOC per la modica cifra di 5 euro a prestazione. Ha avuto un notevole successo visto che in una giornata è riuscita a fare un centinaio di esami: ricavando così 500 euro per la prestazione offerta più i ricavi della vendita di tutti gli integratori correlati al problema osteoporosi! E già perché, mi diceva sempre il collega, almeno è andata meglio rispetto alle “giornate dell’osteoporosi” organizzate nei centri specialistici pubblici o privati, che sono invariabilmente seguite da richieste di ricettazioni SSN di un preciso farmaco con nota 79: questa volta ha fatto tutto la farmacista (che forse non conosceva neanche la nuova legge!) anche la terapia, senza creare problemi di ricettazioni ai colleghi di Assistenza Primaria.
     Ora se permettete faccio un po’ l’avvocato del diavolo! Un MMG anche massimalista sarebbe stato in grado di fare ai suoi assistiti in una sola giornata 100 MOC, facendosi anche pagare! (la medicina di gruppo di cui faccio parte assieme ad altri 5 colleghi in una “giornata dell’osteoporosi” ha a stento raggiunto un numero che è la metà di tali prestazioni, fornendole peraltro gratuitamente!).
     La valenza scientifica e sanitaria di un siffatto screening siamo sicuri che è inferiore a quello fatto in un ambulatorio di MG o specialistico? Per quanto riguarda la “finta medicina”, se ci fermiamo un attimo a riflettere sulle tonnellate di calcitonina che si sono prescritte prima di decidere repentinamente che non serviva a niente; o i volumi di prescrizioni rapidamente decrescenti (in assoluto, tra le ricette bianche e le SSN) dei bisfosfonati e analoghi prima e dopo la nota 79, e di converso i volumi di prescrizioni crescenti in assoluto di “integratori”, diventa difficile sostenere che l’atto medico dei medici sia stato più “medico” di quello della farmacista.
     Ma ricordatevi che sto solo facendo l’avvocato del diavolo!
Io comunque una cosa credo che dovremo impararla dalla farmacista: siamo meno “iperuranei” e più “bottegai”!

               Filippo D’Addio
                


          E allora?
     se ho capito bene il paziente può scegliere se le prestazioni le effettuerà presso centri convenzionati o farmacie? altrimenti mi spieghi?
          grazie
               Francesca Ziccardi
__________________________

     Per mie croniche carenze, mi sfugge il senso di quanto scritto dal collega D'addio sul blog Snami a proposito di "farmacista concreta etc".
     Anche prima del decreto in questione in farmacia c'era la giornata del capello, la giornata della dieta, la giornata dell'udito, dell'ipercolesterolemia, dell'ipertensione etc. ed anche prima del decreto il farmacista era anche un venditore, seppur laureato. Quello che eroga se lo fa pagare, giustamente.
     Guai se una simile iniziativa fosse stata presa, a pagamento, da un medico di base, immagino i titoloni e la pronta denuncia di qualche associazione. Fino a quando le farmacie si limiteranno a consigliare e vendere integratori, nulla osta. I problemi potrebbero sorgere in altre immaginabili circostanze, con altri suggerimenti.
     Se pure il ministro Fazio dopo la sentenza della Corte di Cassazione che vieta ai biologi di prescrivere diete, ha detto che al contrario i biologi possono prescrivere diete solo se prima i pazienti siano stati visitati da un medico (ulteriore forma di "prestanomismo"), cosa possiamo aspettarci da queste norme che continuano a minare la nostra attività professionale?

          Saluti

               Ciro Di Benedetto


          Cari Francesca e Ciro,
     sempre facendo l'avvocato del diavolo e fidando in una capacità di reazione da parte della categoria dei MMG io intendo affermare che spesso i nostri ambulatori e la nostra attività professionale sono carenti in iniziative e strumentazioni anche di bassa tecnologia ormai necessarie se vogliamo continuare ad essere il fulcro della Primary care, anche in vista della costruzione di una rete territoriale che il nostro ACN chiama UCCP.
     In questo vuoto si inseriscono per esempio le farmacie, che con il decreto legislativo mettono un piede in quello che è tipicamente il nostro territorio, ma, ho sentito, anche FEDERLAB ha intenzione di proporre i laboratori di analisi come presidii territoriali del Sistema Sanitario Regionale. (Se pensate alla distribuzione capillare di queste strutture vedrete le analogie con la capillarità dei nostri ambulatori).
     La nostra reazione se si limitasse a un "Ma non lo possono fare, i medici siamo noi! Sono attività di nostra competenza!"  sarebbe sicuramente inefficace! Magari ancora per qualche anno i nostri ambulatori sarebbero dei luoghi dove si fanno delle ricette perfette inviate telematicamente in pendant coi certificati, ....... ma poi finiremmo per andare a lavorare a cottimo per i farmacisti!
     Che ne pensate di cominciare finalmente a ragionare tra di noi di come potenziare le possibilità di offrire prestazioni in convenzioni e private ai nostri assistiti, magari coinvolgendo nei nostri ambulatori altri colleghi e altri operatori sanitari?
     Non è forse solo così che possiamo difenderci dall'attacco di lobbies che vogliono occupare il territorio e gestire l'Assistenza Primaria?
          saluti
                    Filippo D'Addio


     Vorrei replicare al collega D' Addio sul problema farmacie, dicendo che quello che lui afferma è giusto fino ad un certo punto. Non bisogna dimenticare che il decreto in questione piove dall'alto, spinto da pressioni non provenienti dai medici di base. Noi veniamo messi sempre di fronte al fatto compiuto . Siamo una lobby noi? I nostri sindacati hanno un vero potere contrattuale? Dovremmo essre come i trasportatori francesi che tempo fa hanno bloccato quella nazione per uno sciopero.
     In Campania stiamo già da un mese,come perfetti "MONSIU' TRAVET" controllando on line le esenzioni per reddito dei nostri pz senza che si sia minacciato da parte dei sindacati campani, TUTTI, alcunché, mentre al nord i malumori montano visto che dal 1 maggio TRAVET, a detta dei media, saranno anche tutti gli altri colleghi del resto d'Italia. Ancora una volta rimarco, senza che nessuno se ne dia pensiero, che la prossima estate, tutti noi che lavoriamo ancora da soli e siamo tanti, non avremo chi ci sostituisce, visto che si accede ai "siti" con password non fornite ai neolaureati, se ne sta dando pensiero qualcuno? Ma non voglio divagare, torno all'argomento centrale. Le farmacie, i laboratori di analisi,sono strutture nella quali già si sa che entrando si paga; i nostri studi medici sono posti nei quali fino a poco fa si aveva tutto "gratis" : certificati di ogni tipo,visite di ogni tipo e quant'altro: Se hai un elettrocardiografo, un ecografo od altro, comprato con il tuo denaro, riuscirai ad effettuare prestazioni a pagamento ai tuoi assistiti senza che nessuno abbia niente da ridire, a partire dai tuoi stessi assistiti? Qualche magistrato, visto che l'azione penale è obbligatoria, in seguito a denuncia di qualche tuo "caro" assistito, che ha dovuto pagare una tua prestazione non dovuta, ti iscriverà nel registro degli indagati, salvo poi scoprire che il medico aveva ragione; ma questo sarà costato al medico qualche migliaio di euro in avvocati e carte bollate, perché a monte non c'era nessun decreto a legittimare l'operato del medico, come minimo considerato "intraprendente". Parlo di fatti realmente accaduti, anche per molto meno, per chi li ricorda.
     Si parla di ammodernare gli studi medici, ma quanti di noi si sentono di spendere fior di euro per avere un minilaboratorio in studio se non si sa nemmeno se eventualmente saremo denunciati dai titolari di laboratori accreditati o se potremo farci pagare,anche un minimo, dai nostri pazienti, per queste prestazioni sicuramente extra? 
     Diventare "bottegai" nel senso, spero positivo, del termine, comporta l'avere alle spalle sindacati con le spalle forti, capaci di sostenere le ragioni dei propri iscritti, quando sacrosante, fino alle estreme conseguenze. Fino ad oggi ci si è accontentati delle elemosine della controparte e, nel corso del tempo, ben più di un rospo abbiamo dovuto ingoiare.
     Se si investono soldi, anche nel campo della salute, per gli investitori ci deve essre un tornaconto economico UFFICIALE, STATUITO E LEGALE, sancito dalle leggi, come avvenuto per le farmacie, altrimenti saremo sempre noi nel timore di sbagliare, i pz nel convincimento che siamo degli approfittatori. Ma se ancora oggi è davanti alla procura della repubblica un esposto del presidente dell'ordine dei medici di Bologna contro quello di un ordine toscano per avere avallato per gli infermieri di pronto soccorso lo svolgimento di alcune mansioni considerate appannaggio dei medici, cioé se ci si accapiglia tra di noi, se alcune associazioni o cooperative sono nate e tenute insieme più dai quei 20 centesimi in più a paziente che dall'identità di comportamento professionale e di vedute, potremo mai arrivare a qualche risultato, potremo mai riacquistare, come medici, di fronte agli altri attori della sanità, quella autorevolezza che gia da tempo immemore abbiamo perduto? Qualcuno ha qualche contributo da apportare?
          Saluti

               Ciro Di Benedetto