"Dal sacro Monte Kailash, nel Transhimalaya, oltre la linea delle piogge, discesi all'estremo del Capo Comorin, dove le acque di tre antichi mari si congiungono. Ed oggi so che in ambo gli estremi vi sono templi". (Miguel Serrano)

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sabato 8 settembre 2012

Nicola Preiti CGIL: decreto illusionistico, la bolla mediatica si sgonfierà al contatto con la realtà. Roberto Carlo Rossi Presidente OMCeO Milano: puntare su prevenzione, ricerca e collaborazione


7 settembre 2012

Decreto Balduzzi. Preiti (Cgil):
“Su cure primarie un decreto illusionistico”


Nicola Preiti

Per il coordinatore della Fp Cgil Medicina convenzionata nel Decreto non c’è nulla che possa favorire la realizzazione dei centri che i cittadini si aspettano di vedere aperti H24. "Il rischio è che i medici siano costretti a fare fronte a nuove conflittualità con i cittadini che non trovano i servizi promessi".


07 SET - “Ci dispiace, ma non c’è niente di nuovo sulle cure primarie nel decreto Balduzzi. La bolla mediatica, con tanto di fantasiose e accalorate ricostruzioni, si sgonfierà al contatto con la realtà. I cittadini questi centri aperti tutto il giorno, almeno per i prossimi anni, non li vedranno”. Ad affermarlo il coordinatore nazionale della Fp Cgil Medici di medicina convenzionata, Nicola Preiti, commentando l’approvazione da parte del CdM del Decreto Balduzzi.
     Secondo Preiti, infatti, “nel Decreto non c’è nulla che possa favorire la realizzazione di questi centri. Anzi si torna perfino indietro rispetto alla convenzione nazionale, relativamente all’adesione dei medici alle aggregazioni monoprofessionali e multiprofessionali. Non c’è un euro di investimento per implementare questo progetto e i tempi sono rinviati al rinnovo delle convenzioni, bloccate per ora fino al 2015, e a futuri accordi regionali. Con buona pace anche per la decretazione d’urgenza”.
     E ancora, “non c’è nulla che modifichi ruoli e funzioni dei medici convenzionati, anzi si continua a parlare di integrazione della guardia medica come se fosse una specialità a se stante, mentre chi offre quel servizio è a tutti gli effetti un medico di medicina generale. Neanche il problema del 118 viene affrontato, tenendo in piedi il doppio binario dei medici convenzionati e di quelli dipendenti. Manca poi la ristrutturazione del compenso dei medici, che dovrebbe essere presupposto per consentire la diversa attività e organizzazione professionale dei servizi”.
     Secondo Preiti, “insomma, con questo decreto le Regioni hanno le stesse possibilità normative ma crisorse gravemente ridotte. I medici non cambiano il loro profilo e quindi non c’è nessuna garanzia sul fatto che l’assetto assistenziale territoriale si possa modificare. Rimane solo il rischio che tutto si scarichi sui medici, costretti a fare fronte a nuove indefinite incombenze e alla conflittualità di cittadini che non trovano i servizi promessi”.

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4 settembre 2012

Decreto sanità/ "Non si risparmi sulla salute.
Ambulatori h24? Meglio il 'vecchio' medico"

Roberto Carlo Rossi

"Sono piuttosto critico verso questo provvedimento. Non ne vedo l'urgenza, innanzitutto, considerata la situazione che il Paese sta attraversando: non è il momento di spendere soldi e comunque non credo che questi eventuali investimenti andrebbero a migliorare il servizio per la salute dei cittadini". Questo il parere di Roberto Carlo Rossi, Presidente lombardo del Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani (SNAMI), nonché Presidente dell'Ordine dei Medici di Milano, che in un'intervista ad Affaritaliani.it commenta punto per punto il decreto Sanità - mercoledì in Cdm - del ministro Balduzzi. Un decreto che sta facendo molto discutere. Le Regioni hanno chiesto alcune modifiche, sollevando le proteste dei medici di famiglia, che minacciano lo sciopero.

Dottor Rossi, iniziamo dall'idea di introdurre studi aperti 24 ore su 24. Che cosa ne pensa?


"Credo che i cittadini dovrebbero essere meglio informati e poi avere la possibilità di esprimere un loro parere. Perché a livello mediatico sta passando il grosso equivoco che ci sarà 'il medico disponibile 24 ore su 24'. In realtà non sarà così: ci saranno sì dei maxi-ambulatori sempre aperti, ma per coprire i turni si dovrà prevedere una rotazione del personale. Quindi verrà meno il tradizionale rapporto tra il paziente e il medico di famiglia, punto cardine per gli italiani. Noi siamo abituati a una diffusione di medici di base più capillare di quella dei comandi dei carabinieri. In ogni paese ce ne sono 3-4, che aprono l'ambulatorio a loro spese. Se ora i professionisti saranno riuniti in maxi-strutture, si rischia di perdere questa capillarità. Non so se gli italiani saranno d'accordo. Anche perché la medicina generale si occupa di patologie che in fondo non richiedono questa assistenza continuativa. Per le emergenza del weekend o serali c'è già una rete di medici pronta a intervenire, per 'l'ordinaria amministrazione' si prende appuntamento con il proprio medico mentre per patologie gravi si fa ricorso agli specialisti. Infine, non vedo la disponibilità economica per attuare una rivoluzione simile: per allestire questi maxi-ambulatori, ci voranno strutture e personale. Lo Stato ha la disponibilità per questi fondi?"


Le Regioni chiedono che le Asl possano organizzare i servizi h24 utulizzando anche i dipendenti del servizio sanitario, ovvero medici ospedalieri spostabili in ambulatorio.


"La medicina generale viene troppo spesso sottovalutata, quasi non servissero competenze specifiche per esercitarla. Invece, è essa stessa una specialità. Un chirurgo non può sostituire un medico di base".


E sulla possibilità, al contrario, di trasformare i medici di base in dipendenti anziché liberi professionisti?


"Torniamo alla questione della fiducia paziente-medico. Un libero professionista è più motivato a creare un rapporto empatico con le persone, mentre si rischia che il dipendenti si adagi sulla filosofia del 'timbrare il cartellino', con una minore qualità del servizio".


Le Regioni chiedono anche di abolire il numero ottimale dei pazienti per ogni professionista (attulamente mille). E' d'accordo?


"Molte Regioni hanno già previsto una soglia superiore ai 1.500 soggetti. In Lombardia siamo a 1.750. Posso dire che per il singolo professionista rappresentano già un carico di lavoro notevole. E' una soglia che non si può innalzare troppo".


E l'idea di mettere dei limiti di budget ai medici?


"Sono assolutamente contrario sia come sindacalista che come ordinista. La salute non va budgetizzata. Ovviamente bisogna monitorare gli sprechi e sorvegliare. Ma un medico non può essere costretto a scegliere le terapie più o meno costose perché non può sforare una determinata soglia economica".

Si apre alle visite private negli ospedali, dando alle Asl il compito si organizzare spazi per consentire questa attività o affittare locali esterni.


"I medici sarebbero felici di un'attività intramoenia, senza dover correre qua e là. Ma bisogna farla bene, con strutture idonee e personale adeguato. E posso dire che la stragrande maggioranza delle strutture non è pronta. Torniamo al problema iniziale: c'è la disponibilità pubblica per fare investimenti?".

Fa molto discutere la tassa anti-obesità sulle bibite gassate.


"Condivido l'intento, ma non mi aspetto che una tassa possa avere effetti. Le bibite gassate sono un disastro per l'obesità infantile, ma il costo di una lattina che passa da 3 a 3,05 euro, per fare un esempio, non scoraggerà i ragazzini dal comprarla. Non sono per le punizioni, ma per l'educazione e il convincimento culturale".

Lei boccia molti aspetti del decreto del governo. Quali iniziative, al contrario, suggerisce?


"Punterei sulla prevenzione, sulla ricerca e sulla collaborazione con i medici di base proprio per questi aspetti. Per esempio, un medico di famiglia può fornire una serie di dati e informazioni sulla diffusione delle malattie che il Ministero centrale può analizzare e rielaborare per migliorare le cure e i servizi. Fondamentale, poi, la loro presenza nelle comunità per la sensibilizzazione e la prevenzione: basti pensare a quanto è importante il ruolo del medico scolastico, che può educare le nuove generazioni a tematiche come il fumo, le malattie sessualmente trasmissibili, i corretti stili di vita".

Maria Carla Rota