"Dal sacro Monte Kailash, nel Transhimalaya, oltre la linea delle piogge, discesi all'estremo del Capo Comorin, dove le acque di tre antichi mari si congiungono. Ed oggi so che in ambo gli estremi vi sono templi". (Miguel Serrano)

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domenica 15 agosto 2010

Presentata al Parlamento dal Ministro della Salute Ferruccio Fazio, la relazione sull’applicazione della legge 194, che regola l’aborto, contenente i dati definitivi del 2008 e provvisori del 2009.

Dalla introduzione della Legge 194 si conferma il calo dell’IVG nel nostro Paese.
Nel 2009 sono state effettuate 116.933 IVG (dato provvisorio), con un decremento del 3.6% rispetto al dato definitivo del 2008 (121.301 casi) e un decremento del 50.2% rispetto al 1982, anno in cui si è registrato il più alto ricorso all’IVG (234.801 casi).

In sintesi:

si conferma la tendenza storica alla diminuzione dell’IVG in Italia, che diventa ancor più evidente se si scorporano i dati relativi alle donne italiane rispetto a quelli delle straniere;
va sottolineato come il tasso di abortività in Italia sia fra i più bassi tra i paesi occidentali; particolarmente basso è quello relativo alle minorenni, ed agli aborti ripetuti;
si configura in questo ambito una specifica situazione italiana: il panorama dei comportamenti relativi alla procreazione responsabile e all’IVG in Italia presenta sostanziali differenze da quelli di altri paesi occidentali e in particolare europei, nei quali l’aborto è stato legalizzato. Siamo in un paese a bassa natalità ma anche basso ricorso all’IVG – dunque l’aborto non è utilizzato come metodo contraccettivo – e insieme un paese con limitata diffusione della contraccezione chimica. Altri paesi (come Francia, Gran Bretagna e Svezia, ad es.) hanno tassi di abortività più elevati a fronte di una contraccezione chimica più diffusa, e di un’attenzione accentuata verso l’educazione alla procreazione responsabile.
In generale, il tasso di abortività sembra collegarsi non soltanto ai classici fattori di prevenzione (educazione sessuale scolastica, educazione alla procreazione responsabile, diffusione dei metodi anticoncezionali, facilità di accesso alla contraccezione di emergenza), ma anche a fattori culturali più ampi:
circa la metà degli aborti è richiesta da donne con un’occupazione lavorativa, sia fra le italiane che fra le straniere, così come le IVG sono richieste in percentuali poco differenti fra donne coniugate e nubili, sia fra italiane che fra straniere. Fra le italiane, inoltre, quasi la metà delle IVG è richiesto da donne senza altri figli, mentre fra le straniere un aborto su tre è di una donna senza figli. Un’analisi socio-demografica più approfondita potrebbe chiarire meglio i fattori socio-culturali, più che economici, che sembrano essere alla base di una gran parte delle scelte di IVG nel nostro Paese;
rimane elevato, ed è comunque in aumento, il ricorso all’IVG da parte delle donne straniere, che seguono comportamenti differenti per nazionalità e cultura di provenienza, anche a causa dei diversi approcci ed accessi alla procreazione responsabile e all’IVG nei Paesi di origine.

(dal sito  www.salute.gov.it   9 agosto 2010)