"Dal sacro Monte Kailash, nel Transhimalaya, oltre la linea delle piogge, discesi all'estremo del Capo Comorin, dove le acque di tre antichi mari si congiungono. Ed oggi so che in ambo gli estremi vi sono templi". (Miguel Serrano)

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martedì 1 marzo 2011

cronologia dell'assedio alla fortezza di Civitella del Tronto 1860/1861


Premessa
Il 5 maggio 1860 salpa da quarto, a capo delle famose “1000 camice rosse”, Giuseppe Garibaldi alla volta della Sicilia, prima tappa del percorso di conquista del meridione d’Italia. con una serie di fortunate e vittoriose battaglie risale rapidamente la penisola per giungere da trionfatore a Napoli, la oramai ex capitale del regno delle due Sicilie. l’ultimo sovrano borbonico, Francesco II, è riparato nella fortezza di Gaeta con gli ultimi fedelissimi nella strenua difesa di un trono che non c’è più. Cavour, preoccupato dello straripante successo di Garibaldi e dalle imprevedibili conseguenze future per la monarchia sabauda, rompe gli indugi e ordina al gen. Manfredo Fanti di inviare truppe sardo-piemontesi verso il regno delle due Sicilie per appropriarsi delle conquiste garibaldine e fermare le ambizioni del “generale”.

15 Ottobre 1860
L’esercito piemontese al comando del generale Enrico Cialdini entra nel regno delle due Sicilie. il maggiore Luigi Ascione, comandante della guarnigione di stanza nella fortezza di Civitella del Tronto, dichiara lo stato d’assedio. Ai suoi ordini 530 uomini appartenenti ai diversi corpi (gendarmeria, fanteria di riserva, reali veterani, artiglieria) con una forza di fuoco di 21 cannoni, 2 obici, 2 mortai e 1 colubrina in bronzo.

6 Dicembre 1860
Dopo gli insuccessi negli attacchi alla fortezza nel mese di novembre da parte della “legione sannita”, il governo piemontese ordina lo sgombero di tutte le montagne intorno al forte; il gen. Ferdinando Pinelli giunse a Ponzano di Civitella con diverse compagnie di regolari e con una sezione di artiglieria forte di 4 cannoni rigati di cm. 6, 4 cannoni rigati di cm. 12 e 2 obici da montagna. Iniziò una durissima battaglia a colpi di artiglieria ma la fortezza non si arrende.

Gennaio 1861
I piemontesi sostituiscono i volontari con tutte truppe regolari, a conferma che la mancata caduta di Civitella rappresenta un problema di politica estera di una certa rilevanza per il governo Cavour. il gen. Pinelli, irritato per il mancato successo con tanta pompa annunciato, emise alcuni durissimi bandi contro gli stessi civili che suscitarono tali proteste da costringere il governo regio a sollevarlo dall’incarico mandando a dirigere le operazioni il gen. Luigi Mezzacapo.

13 Febbraio 1861
Capitola la fortezza di Gaeta e l’ultimo re di Napoli, Francesco II di Borbone, è costretto all’esilio a Roma presso il pontefice. Nel forte di Civitella inizia una disputa fra coloro che vogliono arrendersi (come il colonnello di fanteria Giovine) e quelli che vogliono continuare la lotta (capitanati dal sergente di artiglieria Domenico Messinelli); prevalgono questi ultimi, forti anche dell’esaltazione che la stampa europea stava facendo della resistenza civitellese. Anche la regina Maria Sofia di Baviera, moglie di Francesco II, ebbe a dire: ”piuttosto che stare qui, amerei morire negli Abruzzi in mezzo a quei bravi combattenti”.

15 Febbraio 1861
Il gen. Mezzacapo inizia un violentissimo bombardamento con i nuovi potentissimi cannoni a tiro veloce progettati da cavalli. La fortezza, nonostante i danni, non da cenno di resa.

12 Marzo 1861
Si arrende anche la piazzaforte di Messina. rimane solo la fortezza di Civitella del Tronto a conservare il vessillo del Regno delle due Sicilie e, di fatto, a rappresentare ancora – agli occhi delle corti europee – il vecchio stato borbonico.

17 Marzo 1861
A Torino, alle ore 11, viene solennemente proclamato il regno d’Italia con l’incoronazione a re di Vittorio Emanuele II. A Civitella, però, si continua a combattere. per questo fu ulteriormente rafforzato lo schieramento piemontese che arrivò a 3.379 soldati, 167 ufficiali e 20 cannoni. nelle stesse ore il generale borbonico Della Rocca viene fatto entrare entro le mura di cinta recando ai difensori il messaggio di Francesco II con l’ordine di deporre le armi. Non creduto vero, si continuarono i combattimenti.

20 Marzo 1861
Dopo due giorni di terrificanti bombardamenti piemontesi (alla fine dell’assedio l’artiglieria sarda avrà tirato qualcosa come 7.860 proiettili per kg. 6.500 di polvere utilizzata), la guarnigione borbonica si arrende. Sono le ore 11 del mattino. Il maggiore Raffaele Tiscar, vice-comandante del forte, firma la capitolazione congiuntamente al ten. col. Pallavicini per la parte sabauda. i bersaglieri possono entrare in città. Alle 13,45 fu fucilato, senza processo, il sergente Messinelli (reo di aver disobbedito all’ordine di resa del gen. Della Rocca). alle 17,00 tutto lo stato maggiore sardo, con in testa Mezzacapo e la fanfara, entrava in Civitella e nel forte veniva issata la bandiera sabauda, salutata da 21 colpi di cannone.

21 Marzo 1861
Cavour poteva avvertire le corti inglese e francese della caduta di Civitella. Anche l’ultimo ostacolo per il riconoscimento da parte delle potenze europee del nuovo stato italiano era stato eliminato.

22 Marzo 1861
Giungeva lo sciagurato ordine del ministro della guerra piemontese Manfredo Fanti di distruggere la fortezza e la cinta muraria angioina della città. In questo modo barbarico si faceva pagare la fedeltà al vessillo borbonico e l’onore di una coraggiosa guarnigione, colpevole di aver fatto esclusivamente il proprio dovere. Molti di questi uomini furono deportati nelle carceri piemontesi di Savona e Fenestrelle da dove non fecero più ritorno.

(da http://www.fortezzacivitella.it/)